venerdì 9 febbraio 2018

La chiave di Sara


La chiave di Sara

Genere: drammatico
Anno di uscita: 2012

La chiave di Sara: un modo diverso per analizzare la storia umana. Il periodo è la seconda guerra mondiale, l’evento tragico lo sterminio degli ebrei e la responsabilità che hanno avuto tutti gli Stati e non solo la Germania per la deportazione nei campi di concentramento.
Siamo in Francia, Sara è una bambina e per sempre rimarrà indelebile nel suo cuore il peso delle decisioni prese in quella giornata! La spensieratezza di una mattina come tante altre viene spezzata dall’arrivo della polizia, per proteggere il fratello Michelle decide di chiuderlo a chiave nell’armadio. Immediatamente saranno condotti in un campo di concentramento; l’ansia dei genitori farà comprendere presto a Sara di non aver avuto una buona idea. Ogni giorno il suo chiodo fisso è fuggire per andare a salvare il fratello. Grazie all’aiuto di un soldato riesce nella sua impresa e viene poi accudita da una famiglia che la nasconde ai nazisti e l’accompagna nella sua vecchia casa.
Era passato ormai del tempo, la casa era stata occupata da altre persone, l’armadio mai aperto celava l’orribile segreto: Michelle non era sopravvissuto. Per sempre Sara portò con sé il peso del suo errore e il disagio dei campi di concentramento. Il film, anche con il suo tragico finale ci fornisce una visione del momento storico: sopravvivere ai campi di concentramento non sempre ha significato una nuova vita. Tanta gente non ha più superato l’orrore di quei momenti. Ci siamo mai chiesti noi come avremmo affrontato una cosa del genere?
Anna Ragucci III D
Michela Iadicicco III D

1 commento:

  1. Secondo me, Il regista ricorre a una "chiave" originale per approcciarsi al tema. E lancia un messaggio che
    mi tocca particolarmente, condensato nella frase di chiusura della pellicola "Quando una storia
    viene raccontata non può essere dimenticata, diventa qualcos'altro: il ricordo di chi eravamo,
    la speranza di ciò che possiamo diventare". Recuperare la nostra identità, facendo i conti con
    il macigno della nostra storia è un problema attualissimo che possiamo traslare da quel
    contesto e recuperare anche noi in quanto italiani, e in qualità di individui, quando finiamo per
    vergognarci delle nostre origini, della provenienza e ancora di altro. Contrariamente ad altri
    film sulla deportazione degli ebrei, la narrazione è sobria e l'intento della regia sembra quello
    di indurre a riflettere, mai le scene arrivano a un parossismo di orrore tale da portare lo
    spettatore alle lacrime. Un film piacevole, che vale assolutamente la pena vedere.

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